ATTUALITÀ  RIFLESSA

 

Scuola / Documento (giugno-settembre 1982)

Appunti su alcuni testi e metodi scolastici alla moda

 

Questa nota è stata preparata sulla base di considerazioni relative soprattutto ai testi di grammatica per le scuole medie, anche attraverso scambi di idee con alcuni insegnanti e con i loro scolari, ma certe analogie riguardanti altri aspetti dell'insegnamento mi conducono a riferirmi a fatti che vanno al di là dell'occasione dalla quale sono partito.  Perciò le schede che presento a parte possono valere soprattutto come esempi relativi all'ordine di questioni cui dedico speciale attenzione.

L'uso di testi di lingua che si presentano come "strutturali" è stato molto generalizzato.  Ma di fatto, oltre alla presenza di tante e diversissime terminologie, in tali testi c'è ben poco o addirittura nulla, come le schede credo dimostrino, pur nella loro scarna essenzialità.  Pretesa di molti testi "strutturali" è un'impostazione legata alla scientificità dello studio della lingua.  Ma quale scientificità? Appaiono evidenti alcuni dati di fatto:

 Molti elementi sono presenti in certi testi e mancano in altri e le differenze di metodo e di teminologia sono abissali; spesso sono presenti elementi di analisi "tradizionale" accanto a sistemi pseudomoderni, o addirittura doppi sistemi teminologici che fanno, in un singoio testo, una confusione quasi indicibile;

 Le grammatiche di lingue straniere, i dizionari bilingui, quelli di latino, di italiano ed in genere delle lingue europee usano i termini della tradizione perché coerenti e con validi corrispondenti internazionali (nome, pronome, verbo, complemento, soggetto, ecc.) in barba (giustamente!) all'uso dozzinale di nominali, espansioni, GN, GV e soci che vengono proposti dai testi pseudomoderni; in caso di cambiamento di classe, di sezione, di istituto, un allievo si troverebbe quasi certamente a dover affrontare un cambiamento di impostazione e di teminologia assolutamente disastroso e la stessa situazione si presenta oggi in Italia nel passaggio dalla scuola dell'obbligo alla non ancora malriformata scuola superiore.

Viste le pretese di "scientificità" di testi del genere» e senza nulla togliere (il Diavolo ne guardi!) alla serietà degli studi linguistici cui essi si ispirerebbero, pensiamo solo per un momento a ciò che accadrebbe se.  con la stessa disinvoltura, si modificassero pressoché a piacere i termini della scienza e della tecnica: fisici, chimici, archeologi, biologi, medici, ingegneri si troverebbero spesso di fronte alla pazzesca esigenza di ridare nomi diversi a fenomeni e situazioni, ipotesi e tecniche già "battezzate".  Ciò anche se non si dimentica affatto la serietà con la quale gli scienziati ed in genere gli uomini di cultura si occupano costantemente dell'arricchimento, della precisazione e dell'aggiornamento della terminologia.

 In realtà l'assurdo guazzabuglio risultante da certi testi scolastici è possibile solo perché si considerano ancora gli scolari come cavie per esperimenti stupidi che passano, a torto, per esperimenti innocui, visto che si realizzano senza che crollino ponti o si preparino vaccini sbagliati o si mandino fuori rotta le sonde interplanetarie.  E intanto molti "operatori" si mettono l'anima in pace sentendosi "al passo con i tempi", tempi in cui si producono, oltre a quelli di cui sopra, testi antologici e libri di lettura che censurano o spezzettano - ad esempio - una lirica di poche versi, che non hanno un indice degli autori con quattro righe di notizie oppure manuali aggiornati secondo gli ultimi capricci ministeriali, ma sempre abissalmente banali e scientificamente arretrati.  E nel gran calderone non è sempre facile individuare i testi veramente buoni, che pure ci sono.

 Al di là delie mini-pseudoriforme mi sembrano importanti alcuni obiettivi di reale rinnovamento democratico che qui non è possibile illustrare in dettaglio.  Ma vediamo solo qualche esempio:

- risoluzione del problema dei costi dei libri e delle attrezzature individuali, dei trasporti, dei soggiorni degli studenti (delle superiori e dell'università) fuori della famiglia; realizzazione effettiva del dettato costituzionale sul diritto allo studio;

- sviluppo dell'edilizia scolastica per dare sedi decenti alle scuole e contribuire a risollevare un settore produttivo In crisi;

- previsione di indirizzi professionali e collegamento dell'istruzione alla realtà della produzione sclentifica.  tecnologica, letteraria, artistica;

- prosecuzione di certi processi appena accennati di democratizzazione della gestione della scuola, di fatto ancora affidata in parte notevole a funzionari di carriera;

- preparazione professionale seria dei docenti.al di; là delle maniere illusorie oggi in uso;

- reale aggiornamento di metodi, testi, contenuti, attrezzature e personale adatto ad impiegarle;

- distruzione dei meccanismi che regolano ancora di fatto (anche attraverso i programmi e le disposizioi legge) l'inquadramento e l'indottrinamento forzato nella scuola (si pensi al ruolo affidato ad esempio all'insegnamento religioso nella scuola dell'obbligo, mortificante per gli stessi insegnanti democratici) ma anche al di fuori della scuola, attraverso un intervento su certi sistemi di comunicazione di massa, spesso dispensatori di droghe psicologiche, alfieri di qualunquismo e di incultura, fabbricanti e venditori di disinformazione in tutti I campi.  Questo ed altro, si dirà.

Ma di questo e di altro, di tanti altri problemi, a volte solo apparentemente non interdipendenti, dovremo pure occuparci.

 

 

SCHEDE ESEMPLARI SU ALCUNI TES DI LINGUA IN USO NELLE SCUOLE

Scbeda I "Io parlo tu parli (Amatucci.  Eusepi, Palum Marietti; 1978,

 

Verbali = verbi; Nominali= nomi e pronomi; Determinanti = articoli, aggettivi, preposizioni e congiunzioni.  Ma quando i "determinanti" si usano come pronomi (ad es.  dimostrativi) si chiamano determinanti (dimostrativi) usati come nominali.  I determinanti funzionali sarebbero le preposizioni.  Gli gettivi qualificativi diventano modificaori, ma modificatori sono anche gli "avverbi e locuzioni avverbiali".  Ecco infine i pronomi personali con funzione di espansioni complemen (chiaro e, soprattutto, conciso).

 

Scheda II: "Parole, discorsi e progetti (Della Casa) - La Scucola, 1979.

Qui si comincia dall'analisi "logica".  SI distingue in predicato e argomenti.  Argomento può essere qualunque complemento, ma.  sia chiaro, anche il soggetto.

Il predicato può essere predicato d'azione (es.  "beve “ d'evento (es.  "è nata"), Ideatlvo (es.  "vede"), di stato (es.  èsimpatico").

Gli "argomenti" possono essere "principali" o "partecipanti" se necessari al completamento del discorso; altrimenti sono solo "argomenti di circostanza".  Tra i "partecipanti" esempio: Ettore dona un libro a Maria (Maria è arg.  beneficiario: Immaginiamo che lo sia anche se Ettore le offre un pugno).  Il soggetto è un argomento, ma si denomina anche Soggetto-attore, sogg.  dell'evento, dell'esperienza ideatlva della descrizione figurativa.  L'oggetto può essere ogg.  rlsultato, colpito o contenuto eccetera.

Una scheda riassuntiva presenta gli "argomenti espansione", "circostanze" con argomento di t.  determinato e di t.  continuato ed inoltre argomento di causa, di mezzo o strumento e...  (si.  è vero! pag.512, per chi non ci credesse)...  argomento di argomento.

I pronomi si chiamano sostituenti e le congiunzioni funzionali.  Oltre a ciò compaiono spessissimo i termini "tradizionali articolo, sostantivo, pronome, verbo, avverbio eccetera.  Ciò, naturaimente.  chiarisce, precisa e semplifica ulteriormente una terminologia già dei resto cristallina. 

 

Scheda III: 'Parole/slgniflcati/cose (Barbieri) Loescher.  1978.  Tutti i termini tradizionali (nomi, verbi, ecc.).  ma anche determinanti sostitutivi dell'articolo, determinanti dell'identità, determinanti della totalità (es.  "tutto il").  Quel "tutto iI" per me è commovente.

A pag.  150 siamo informati che ci sono alcuni determinanti capaci, nientemeno, di sostituire da soli i sintagmi nominali (che forza!): in tal caso si chiamano (ma guarda un po') pronomi.  Ognuno, chiunque, qualcuno, sono pronomi; ogni, qualche, qualunque sono determinanti (alla faccia degli aggettivi, di cui pure si parla).

Ecco, di poi.  i subordinati di un sintagma nominale (in corsivo negli esempi):

Un bambino biondo; un bambino di sei anni: l'avvocato Rossi; il cavallo che ha olmo la gara.  I subordinati sono (ma davvero!) biondo, di sei anni.  Rossi, che ha vinto la gara.  Ciò per il Gruppo nominale (GN).  Per il Qruppo Verbale (GV) ecco (li mettiamo sempre in corsivo) gli esempi:

Ho preso la bicicletta; mi servo del filobus; il libro appartiene al maestro, in tali esempi i subordinati sono semplici complementi e non attributi o Intere frasi.

È finissima (uno schianto, direbbe qualcuno) la dizione "diàtesi" per forma (attiva o passiva).

Buona anche la "marca", cioè "l'indicazione del genere e delle desinenza".

 

Scheda IV: "Grammatica e struttura" (Diatto, Mortara) -Petrini, Torino, 1978.

Termini "tradizionali" per le parti del discorso.  Ma poi pronomi sono i p.  personali ed i relativi.  Gli altri si chiamano determinativi e determinativi sono anche i corrispondenti aggettivi, esclusi gli aggettivi qualificativi che si chiamano proprio aggettivi.

I complementi (siamo in analisi "logica") si definiscono espansioni dirette (e tali sono anche attributo ed apposizione) o indirette, suddivise, in funzionali e circostanze.  Si usa anche II termine complementi, per non dimenticare nulla.

 

Scheda V: "Dalla lingua alla grammatica" (Altieri-Biagi.  Heilmann)- Mursia, 1979.

Troviamo qui tra l'altro i monemi modificanti ed altresì i monemi modificanti prefissi.  Indi i fonemi vocalici o vocali, i f.  consonantici o consonanti, i f.  lettere o grafemi.  In seguito i segni sostantivi o nomi, gli aggettivi identificativi, i segni sostituenti (o pronomi) nonché altri sostituenti (aggettivi in funzione di sostituenti ecc.).  Ed ancora i segni funzionali coordinanti (congiunzioni) e subordinanti (preposizioni).  In analisi "logica" la determinazione oggetto, la det.  oggetto indiretto (o termine), la det.  specificante (luogo, materia, il nome ecc.), espansioni varie.

 

Scheda VI: "La ricerca linguistica" (Eynard.  Danieli) -SCI.  1977.

Lasciando perdere la solita terminologia strampalata ed astrusa, presentiamo una notevole serie di sigle che infestano tutto il libro: S; SN; SV; P; A; Esp; ESp (espansioni: non c'entra lo spiritismo); E; es; E!; E2 SN2 (non è un improbabile solfato di azoto, bensi una "espansione privilegiata", una cosina tanto ben fatta); fc; fs; Ecs; EM; T.

C'è la struttura minima, la coppia minima di un enunciato minimo (CM) e addizioni varie che fanno pensare alle formule brute della chimica.  II segno Ө non è Saturno ma fa chic tra le varie sigle talmente frequenti da escludere quasi i termini per esteso.  I lettori dovrebbero avere sottomano questo testo, cui dedichiamo l'ultima delle nostre schede, non possiamo infatti in poche righe descriverne la grandiosa efficacia.  VOGLIAMO RAMMENTARE CHE QUESTO ED ALTRI TESTI SONO DESTINATI A RAGAZZI DI SCUOLA MEDIA.  DAI DIECI ANNI IN SU.

Ecco I prefissi e suffissi (-"issimo", ma anche "poco", "molto" ecc.) che sono modificatorl.  Ricordiamo che modifica to ri neL testo della casa Marietti (scheda I) sono gli "avverbi e locuzioni avverbiali" solo per dare un esempio fra tanti dell'universalità del linguaggio di certi grammatici "moderni".  Altri esempi dei genere i lettori potranno trovare in grande abbondanza confrontando queste schede o i testi, se hanno tempo e pazienza da sprecare.  La determinazione è qui una "modalità del nominale" che può comprendere certe "forme" (articoli, pronomi, ecc.) o, anche nessuna forma.

Carine anche le segmentazioni gli spezzoni, gli incastri (frasi subordinate) messi in varie scatole (sic!).  Due idee di uno stesso spezzone sono unite con un gancio (la congiunzione "e") ed il performativo è non meno grazioso.

Tralasciamo i sostitutivi per correre agli aggettivi che sono espansioni (in barba ad altri "dotti" che con espansioni intendono i complementi in analisi logica) e chiudiamo con un pezzo di bravura.  Tra le varie "trasformazioni" (T, naturalmente) ecco la trasformazione interrogativa.  Siccome quello che gli esseri umani chiamano punto interrogativo (o "di domanda" come si usa da qualche parte) serve alla "trasformazione" interrogativa esso si chiama SEMPRE.  in questa grammatica, TRASFORMATORE.  Giuro che avrei preferito ACCCELERATORE DI PARTICELLE.

 

LF S